martedì 16 ottobre 2012

Il coraggio e il silenzio.

Okay, ancora su Mugging the Muse e scusate se sono monotematica.
La bellezza di questo manuale sta nel fatto che non vengono elencate una serie di regole - o di concetti - ma è una sorta di "chiacchierata a distanza" con la Lisle (mi fa venire in mente King che la chiama telepatia, se non mi sbaglio in On Writing).

Quando lessi Scrivere un romanzo di Donna Levin, rimasi perplessa, fra le molte altre cose, dal tema. Lì si analizzavano dei film famosi, ad esempio L'attimo fuggente, e definire il tema della storia era un gioco da ragazzi.
Rimasi stupita dall'incastrarsi perfetto degli elementi: un antagonista che propugnava certe idee, l'esatto contrario del tema principale, e che si trovava in un ambiente caratterizzato in modo da riecheggiare e amplificare proprio il suo modo di essere, e che, fra l'altro, era quello che ci voleva per mettere in crisi il protagonista e porlo davanti ai vari ostacoli. Fantastico, no?
Ecco, provatevi a organizzare tutto questo a priori anziché a posteriori e poi me lo raccontate.
Ho perso mesi e mesi a cercare di creare una storia a partire dall'idea e dal tema e  di correlare a quello ogni elemento senza rendermi conto - da vera stupida - che analizzare a posteriori una storia e strutturarne una sono due processi differenti.
Non so se per altri un approccio del genere funziona: per me no. 
Il manuale della Lisle, ma On Writing è della solita forza, è confortante e confortevole, perché sono le parole di qualcuno che conosce i dubbi, gli impedimenti e le difficoltà di chi scrive. E non le conosce per sentito dire: le conosce perché ci è passato prima di te. E ti offre le sue soluzioni, quelle che ha trovato durante giorni, mesi e anni di scrittura, non una serie di concetti che a volte riesci ad afferrare, a volte no.

Essendo ancora all'inizio, non so come affronterà le questioni pratiche sulla scrittura, ma amo il fatto che dedichi spazio anche alle motivazioni dello scrittore e alla consapevolezza di sé. Come quando parla del coraggio.Courage is as essential to the writer as oxygen, no more and no less. The writer who lacks courage will never succeed.
And you're saying: "That's silly. I can't think of a safer sort of work."
Really? Think again.
Let me define what writing is for you. You're going to attempt to sell the products of your mind to a world that doesn't care right now whether you breathe or not. You're going to strip your soul naked and parade it in front of editors and agents, publishers and eventually - if you're persistent and lucky and talented - readers.
Queste parole toccano un tasto delicato. Non mi ero resa conto che ci volesse coraggio - e quanto! - finché non mi sono trovata di fronte al contratto e non ho realizzato che il mio lavoro, il parto della mia testolina bacata, sarebbe andato in giro per il mondo con le sue gambette. Che non l'avrebbero più letto solo le Socie, ma gente. Generica gente. E non è importante se gente = due persone di numero: ti fa sentire infinitamente vulnerabile. Hai voglia tentare di prendere le distanze e ripeterti: "eh, ma un conto sono le critiche al testo, un conto quelle alla persona". 
Balle: far leggere la propria storia è come mostrare urbi et orbi la biancheria intima, anche quando non è pulitissima, con il rischio che qualcuno lo sbandieri in giro, sputtanandoti. (E mi scuso per l'immagine poco fine). 
Fa paura.
Ma quello che finora mi ha colpita di più riguarda il silenzio. La cosa bella dello scrivere - bella a livello pratico, non il creare, il divertirsi eccetera che sono altre cose - è che, quando sei veramente preso, il mondo si zittisce. Non ti accorgi del tempo che passa, non ti accorgi se in casa c'è qualcuno o no, non ti accorgi di niente. Non senti niente: nessun rumore. 
Quel silenzio è un bozzolo caldo e comodo, dove sei del tutto al sicuro, a fare quello che ami.
The silence I'm talking about, the silence we as witers must have to be productive, is the silence inside ourselves. That silence travels anywhere. We carry it with us as if it were a private retreat in the mountains nestled next to a crystalline ice-cold lake, surrounded by forests and pervaded by peace. And this silence is hard to find and hard to hold. It is as elusive as a rainbow, as easily shattered as sugar glass, as rare as a white stag, as skittish as a wild colt. A single worry about an unpaid bill or an appointment with a dentist or a remembered argument can destroy this silence for an hour or a day, and no amounts of gritting teeth and frowning at the monitor with fingers poised on keyboard will lure it back.

Ma soprattutto: The search for your characters' voice and your story's action and the truth of the world that you are building begins in the silence of your mind.

4 commenti:

  1. Verissimo, spesso passo ore come fossero secondi, senza nemmeno accorgermene.
    Nel tepore dalla luce solare e del silenzio totale, splendido :)

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    1. Mi manca questa sensazione. Quando, per un motivo o per l'altro, non riesco a scrivere... mi manca.

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    2. Il momento che preferisco è quando vado a dormire. Qualche volta riesco a creare quel silenzio nella mente per evocare i miei personaggi e immaginare eventi. Inoltre mi piace particolarmente il fatto che non ci siano rumori intorno che possano disturbarmi. Mi è capitato di rendermi conto all'improvviso che erano già passate due o tre ore da quando mi ero infilato sotto le coperte... :o)

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  2. Il mio manuale di scrittura fu la maestra delle elementari.
    Mi insegnò l'unico vero, grande metodo.
    Leggere-rileggere-ririleggere eventualmente riscrivere e ripetere più e più volte gli ultmi passaggi. E questo solo per la scrittura che includeva anche, ovvio per lei maledetta che ci fece sorbire i Promessi SPosi, il leggere TANTISSIMO.
    Peccato che manchi il tempo per fare tutto e al meglio.

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