domenica 7 ottobre 2012

Un fantascientifico colpo di fulmine.

Stamattina mi sono innamorata. Un colpo di fulmine. In macchina, mentre filavamo verso Brescia.
Mi sono innamorata de L'altro universo - trovato per caso in libreria. Spezia è messa maluccio quanto a librerie - fa quasi novantamila abitanti e ce ne sono cinque - e questa in particolare è piuttosto strana. Sono dieci anni che sta per chiudere, invece non solo è ancora lì, ma, se frughi bene, ha un sacco di appetitosi remainder scontatissimi. 
In effetti, questa edizione della Nord su Amazon, Ibs, Libreriauniversitaria e Bol risulta essere "prodotto non disponibile".
Il che basta e avanza per farmi sentire una donna fortunata.
Non ho voluto fare ricerche in merito perché non voglio spoiler, ma, a quanto mi è dato capire, è parte di un ciclo più vasto - il Ciclo della Cultura - di cui cercherò di procurarmi i volumi (ho già dato un'occhiata, a dirla tutta, per capire se esistono in formato digitale - sì, ma non in italiano - e quanto costano - poco più di sei euro).
Non sono in grado di dirvi quando sia stretto il legame fra i vari libri e se siano leggibili come one shot. Per ora, non ho quella sensazione di essere capitata nel bel mezzo di qualcosa che in genere associo all'inciampare nel libro di mezzo di una saga.
Lo stile di Banks mi ha colpita subito, perfino in traduzione: è ricco ma non barocco, preciso ma non da arrivare all'eccesso di asciuttezza, rappresentativo al punto da rendere incredibilmente vivide le sue descrizioni.
L'incipit è il magnifico affresco di un paesaggio marino e, nonostante io preferisca essere catapultata subito nell'azione, stavolta sono rimasta a godermela a bocca aperta, ben contenta delle immagini che, evocate dalla penna sapiente di Banks, mi si formavano davanti agli occhi. Finora, solo l'incipit di The Scar mi aveva fatto questo effetto.
Una gigantesca astronave che contiene un intero ecosistema? Come non ripensare alla nave spaziale siluriana di Dinosaurs on a Spaceship? Animali marini e animali atmosferici levitanti che mi hanno ricordato sia Artificial Kid che la trilogia "steampunk" di Westerfeld (Leviathan, Behemoth, Goliath). 
Quattro pagine prologo e le domande si sprecano: chi è Dajeil Gelian, perché si è auto-esiliata nell'astronave Pace Perpetua e  porta avanti una gravidanza da ben quarant'anni? E che tipo di astronave sarà mai il Veicolo Sistemi Generali Pace Perpetua, che pare essere non solo senziente, ma in disaccordo con gli altri veicoli della Cultura?
Ovviamente, dal capitolo 1 il lettore si aspetta risposte. Sbagliato.
Dalla conversazione fra navi della Cultura - che somiglia a una chat line fra amici -iniziamo a capire cosa c'è che non va: è un problema fuori contesto. A quanto pare, una nave è stata aggredita e sovvertita... qualsiasi cosa questo significa. Ed ecco che Banks cambia ancora prospettiva e ci molla nel pieno della battaglia all'interno dell'astronave Elech, aggredita da un nemico virale e implacabile...
In pochissime pagine Banks ti arpiona e non ti molla più. Per ora posso dire: da leggere. Assolutamente.

2 commenti:

  1. Banks è sempre e comunque una garanzia.
    E il ciclo della Cultura è consigliatissimo.
    Meglio in originale, ma anche così resta uno dei capisaldi della fantascienza contemporanea e dimosdtra che, a differenza di ciò che sostengono certe mummie, la fantascienza non è morta con "Neuromante".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene! L'ho visto per caso, passando davanti alla vetrina della libreria e mi sono fiondata a prenderlo. Adesso finisco questo, poi recupero gli altri. Li prenderò in lingua originale - sperando che non sia troppo difficile - perché comunque li voglio in digitale.

      la fantascienza non è morta con "Neuromante"
      Vivaddio non è morta!

      Elimina