lunedì 10 dicembre 2012

Le case infestate - tre esempi per capire.

Le case infestate, per la loro natura, sono un argomento che non passa mai di moda, nell'ambito della letteratura fantastica. Non è una questione di essere trendy, intendiamoci, solo, è innegabile che ci sia una lunga e solida tradizione in merito.
E siccome sono una insopportabile secchiona e - soprattutto - devo imparare, che ho fatto? 
Ho preso tre libri in cui la grande protagonista è una casa infestata e mi sono messa a studiarli.
Quali?
L'incubo di Hill House - Shirley Jackson
Shining - Stephen King
La casa d'inferno - Richard Matheson.

L'incubo di Hill House.
Innanzitutto, c'è da dire che la Jackson sceglie di narrarci la storia dal punto di vista di Eleanor Vance, una giovane zitella che si ritrova sradicata dopo la morte della madre cui ha fatto da infermiera per ben undici anni e oppressa da una sorella che, mentre lei si sacrificava, ha avuto il tempo di farsi una famiglia e costruirsi una vita. Il punto di vista, perciò, è quello di una persona fragile, insicura, affamata di affetto, a tratti problematica e dipendente dagli altri. Senza il puntello rappresentato dalla madre, Eleanor non è in grado di stare in piedi e cerca per tutto il libro un'altra persona cui appartenere.
Il tipo di personaggio è importante: non offre infatti una visione razionale delle cose, come potrebbe fare, ad esempio, il professor Montague, lo scienziato che ha l'idea di indagare sulle manifestazioni di Hill House.
Un primo dato importante - un elemento che, come vedremo, si ritrova in tutti i testi - è il risalto dato al primo apparire della dimora infestata. Nel caso di Eleanor, che arriva per prima a Hill House, è una subitanea sensazione di disgusto e minaccia, seguita dall'impulso (una specie di "voce interiore") che le sussurra di andarsene immediatamente, senza neanche scendere dall'auto. L'entrata in scena della casa, proprio come quella del protagonista - o dell'antagonista - è degna di nota e rimane impressa nella memoria di chi legge.
Secondo: la reputazione. Hill House ha una brutta fama. Ci viene detto, ma non ce ne viene spiegata la ragione, aumentando (com'è ovvio) la curiosità nei confronti di questo posto.
Terzo: il tipo di ambiente "interno". Prima di vedere in azione lo spirito (o gli spiriti, non è dato sapere) di Hill House, Eleanor e i suoi compagni hanno modo di aggirarsi per la casa. Hill House è costruita secondo un progetto quantomeno peculiare: le stanze, infatti, sono disposte a cerchi concentrici, per cui le più interne sono del tutto prive di finestre. Inoltre, stando a quel che il professor Montague racconta, la geometria stessa della casa è peculiare: muri non perfettamente a piombo, pavimenti inclinati, insomma, un insieme di modifiche geometriche che sfuggono all'occhio "cosciente", ma che contribuiscono al disorientamento generale e forniscono, inoltre, una spiegazione logica, ad esempio, per le porte che sembrano chiudersi da sole (è sufficiente registrare i cardini nel modo giusto, cioè sbagliato, perché non rimangano aperte).
Su tutto questo, però gravita un'atmosfera di minaccia, che opprime le persone senza una spiegazione logica.
Poi ci sono le manifestazioni vere e proprie, che potrebbero essere estratte da un catalogo di spiritismo: rumore di passi, risate di bambini, colpi sui muri, scossoni alle porte chiuse, messaggi scritti con il gesso sulle pareti, allucinazioni. Il sospetto - quasi una certezza - che ci sia una volontà esterna e maligna che cerca di separare il gruppetto di persone, in modo da riuscire a predarli con maggiore facilità.
Infine: una spiegazione, o meglio, un suggerimento su quale possa essere la radice, la causa, di tali fenomeni. Nel caso specifico, il libro che Hugh Craine, il primo proprietario di Hill House, ha lasciato per la figlia, che suggerisce un'animo violentemente oppressivo e bigotto, con immagini di inferno, punizione e dannazione eterna.
Shining.
Non è l'unico libro in cui King "gioca" con il tema della casa infestata. Basti pensare a Casa Marsten, alla dimora abbandonata di Neibolt Street, a Sara Laughs, o a casa Eastlake in Duma Key. Ma ho scelto Shining, un po' perché l'avevo già letto e mi andava comunque di rileggerlo e un po' perché è uno dei più vecchi.
Ovviamente,  L'incubo di Hill House e Shining appartengono a due epoche diverse e si vede. L'horror della Jackson è delicato, ha una qual certa raffinatezza: anche quando si tratta di scandali l'autrice non è mai esplicita e il suo testo vive più d'atmosfera e suggerimenti che di altro. Questo non si può dire per il romanzo di King, che all'immaginazione del lettore non lascia proprio niente.
Anche in questo caso, il punto di vista principale (in realtà King ne alterna almeno quattro) è quello del protagonista Jack Torrance. Anche Jack, come Eleanor, è un personaggio problematico: padre di famiglia con problemi di alcoolismo e controllo della rabbia che hanno finito per rovinargli la vita e il matrimonio. Jack ha una bassa autostima che nasconde con l'aggressività e una certa tendenza al suicidio. A differenza di Eleanor, che fisicamente non rappresenta una minaccia per i suoi compagni di sventura, Jack si trasformerà in un pericolo mortale per le due persone che dovrebbe amare più di ogni altra al mondo, sua moglie e suo figlio. In definitiva, anche qui un personaggio delle cui percezioni non ci possiamo fidare. Come per Eleanor, gli spiriti potrebbero esserci, oppure potrebbe essere tutto un parto della sua mente malata.
Questa volta, però, non abbiamo a che fare con una casa infestata, ma con un intero hotel, l'Overlook.
Il primo apparire dell'Overlook, splendidamente incorniciato da cielo e montagne è gestito in modo molto intelligente. Innanzitutto perché Danny, il figlio di Jack, l'ha già visto, in una premonizione. E in condizioni ben diverse e ben più spaventose. Perciò, immediatamente, ci vien fatto di associare l'immagine di morte che ci è stata presentata una ventina di pagine prima, con quella idilliaca che rappresenta, di fatto, l'arrivo della famiglia di Jack.
Anche l'Overlook ha una brutta reputazione. Non ci viene detto in maniera così esplicita, ma ci viene detto che ogni tanto, nelle stanze, ci muore qualcuno. E ci viene raccontata l'ultima di queste morti: una signora che si è suicidata con i barbiturici nella vasca da bagno della stanza 217 perché lasciata dal giovane amante. Che poi siano successe anche altre cose - peggiori - lo veniamo a sapere man mano per via del potere di Danny, lo shine. Di fatto è lui a raccontarci - a farci vedere - non tanto quel che è successo, quanto i risultati: sangue che cola sui muri, donne morte e nude che ti inseguono alzandosi dalla vasca da bagno, le due figlie del precedente custode, uccise dal padre a colpi d'ascia.
Per quel che concerne l'ambiente "interno", l'Overlook intimorisce per via delle dimensioni. Credo sia una reazione normale, il timore, quando pensiamo a una grossa struttura vuota... specie se è notte e ci siamo dentro da soli. King è bene attento a sfruttare questo effetto (mi viene in mente che in Danse Macabre chiama una cosa di questo genere "punto di pressione fobica"), mettendo gli accenti sui punti giusti, come quando, descrivendo l'immensa cucina, si premura di sottolineare la rastrelliera con tutti i coltelli, lucenti e acuminati... e di dirci che c'è perfino una mannaia.
Anche nel caso dell'Overlook c'è un'atmosfera di minaccia... acuita maggiormente dal precario equilibrio emotivo di Jack e dalle percezioni di Danny.
Per quel che riguarda le manifestazioni vere e proprie, diciamo che la volontà "maligna" in questo caso è molto più focalizzata ed efficiente. Conosce i punti deboli di Jack e li sfrutta - come nell'allucinazione del bar, durante la quale realizza quello che è, in fondo, il suo più grande desiderio: bere. Jack è un alcolista. Lo è anche se si è disintossicato. Vuole bere. Quella è la debolezza sulla quale puntare per fare breccia in lui. E l'entità lo fa bere. E lo rende sempre più pericoloso. Se ne appropria. Di fatto, poi, è lui a compiere il male. Le manifestazioni spiritiche sono spaventose, di certo schifose, ma non fanno male. Non fisicamente. Il male fisico, le ferite, quelle sono un compito di Jack.
Per quel che riguarda, infine, la causa dei fenomeni, si può dire che l'Overlook è una sorta di accumulatore del male e dei sentimenti negativi, delle cose brutte che succedono nelle stanze. Nato come speculazione edilizia, con infiltrazioni mafiose, è come se avesse una "radice di male", che negli anni è andata ingrandendosi e irrobustendosi. Non uno spirito, di fatto, ma molti.
La casa d'inferno.
Diciamo che rappresenta un po' la sintesi fra i due libri già visti. Stiamo parlando di una casa - casa Belasco - il che ci riporta più alla Jackson che non a King. In comune con L'incubo di Hill House c'è anche la "spedizione di studio" che porta i protagonisti ad avventurarsi al suo interno onde registrarne e analizzarne i fenomeni, in cerca di una prova certa dell'esistenza di attività soprannaturali. Matheson, infatti, sviluppa meglio quello che nel libro della Jackson è più un'embrione di idea che altro: i suoi personaggi sono tutti professionisti riconosciuti nel campo del paranormale e l'impronta "scientifica" è molto più calcata.
Come Hill House, anche Casa Belasco ha una brutta reputazione. Ci viene lasciato intendere che ci sia scappato il morto o anche più d'uno. Addirittura, il vero protagonista, Ben Fischer, ex-bambino-medium prodigio è l'unico sopravvissuto di una precedente spedizione "scientifica" a casa Belasco.
L'ambiente interno di Casa Belasco è quello più esplicitamente minaccioso: quando il dottor Barrett, sua moglie Edith, la medium Florence e Ben arrivano non riescono nemmeno ad aprire il portone. E quando finalmente riescono ad entrare si accorgono che sono senza luce elettrica perché il generatore è saltato... e che dovranno arrangiarsi con le candele. Quando l'ho letto ricordo che ho pensato: "iniziamo bene... ma che ci state a fare, lì? Tornatevene indietro!"
Il complesso delle manifestazioni spiritiche è analogo, più o meno, a quello della Jackson: porte che sbattono, rumore di nocche che bussano, ma anche apparizioni di fluido ectoplasmatico, scrittura automatica e possessioni e apparizioni veere e proprie, ma sono molto più pericolose, grazie al fatto che la volontà maligna, questa volta, non solo ha un nome e una faccia, ma è estremamente acuta, intelligente e mortale. Dei tre è quello che - personalmente - mi ha fatto più paura. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto proprio smettere di leggere e prendermi una pausa.

Cosa ho capito da questi paragoni?
1. che la prima apparizione della casa stregata dev'essere importante ed evocativa. Si deve "sentire a naso" che quello è un postaccio e che i personaggi, se avessero un minimo di cervello, se ne tornerebbero a casa.
2. che ci vuole una brutta fama. Questa contribuisce a rafforzare l'idea che è un posto da cui stare alla larga. Fra le tre, devo dire che preferisco quella di Matheson. Che Casa Belasco è una minaccia lo si capisce non appena viene nominata. L'autore non si limita a renderlo chiaro: lo rende quasi tangibile.
3. che l'ambiente interno deve disorientare. Hill House, l'Overlook e Casa Belasco contengono, tutte e tre, l'idea del labirinto, anzi, l'archetipo del labirinto. Ora, questo è probabilmente una questione personale, trovo il labirinto parecchio inquietante: non riuscire a orientarsi, non riuscire a uscire e, in definitiva, a fuggire. Solo a scrivere queste parole mi sento a disagio.
4. che le manifestazioni soprannaturali devono essere focalizzate quanto più possibile al male dei protagonisti. L'entità deve rappresentare un pericolo reale. E mortale. I personaggi devono essere braccati e messi sotto pressione psicologica non meno che fisica. Non a caso, in tutti e tre i libri i protagonisti sono spezzati, in bilico sul baratro della pazzia o del fallimento: Eleanor, Jack e Ben sono tutti personaggi in crisi d'identità che si trovano in una situazione che li porta oltre i limiti della sopportazione.
5. che bisogna avere il coraggio di scrivere cose che spaventano te per prima e andare fino in fondo. Questa è forse la cosa più importante, la più difficile ed è anche quella da cui non si può prescindere. 

Ad aggiustare la prima apparizione della tua personale casa infestata ci puoi riuscire: un buon B-reader, un bel lavoro di revisione... non è impossibile. Anche costruire una brutta fama è fattibile. Non dico facile, ma fattibile. Però per quel che riguarda i punti 4 e 5, ecco... ho l'impressione - no, anzi, sono convinta - che la tecnica non basti.
Che si debba avere il coraggio di scoprire quali sono davvero le cose che ci spaventano, quelle che allignano nel buio sotto il letto, in quella stanza dentro di noi dove siamo ancora dei bambini.

2 commenti:

  1. Stranamente, la cas stregata che ricordo con più terrore risale a un fumetto breve inserito all'interno del Monello o dell'Intrepido, non ricordo (immagino che fosse tratto da qualhe racconto ma non ricordo nemmeno quello), dove un uomo non riusciva più ad uscire di casa perché la stessa si era "innamorata" di lui, al punto di uccidere la moglie in un incidente domestico e bloccarlo all'interno... Davvero inquietante.
    Il Moro

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  2. Bell'articolo!
    Due consigli, sempre su questi temi: uno è una miniserie (2 episodi, se non sbaglio) scritta tra gli altri da Stephen King, "Rose Red". Il fulcro è una casa infestata, la Rose Red del titolo, in cui s'infilano una serie di studiosi di paranormale e di parapsicologi, e la casa risponde all'arrivo a modo proprio.
    Il secondo, è un luogo vero, ispiratore di molte storie tra cui Rose Red: la Winchester Mistery House. Un posto incredibile, butta un occhio su wikipedia e capirai cosa intendo. Labirintica, folle, imperniata su un'ossessione... Una manna per la mente e per l'analisi di cosa può portare a creare la nome di casa infestata (anche se la WMH non è infestata, che io sappia). :)

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