martedì 27 gennaio 2015

Gattoverso

Ogni scarrafone è bello eccetera eccetera e questo vale per i bambini e, ho scoperto, pure per i pelosi di casa.
Nel mio caso, il peloso è una gatta. (Non che non mi piacciano i cani, ma ho un debole per lo spirito indipendente e la verve dei gatti!)
Non vi capiterà mai di parlare con l'orgoglioso proprietario - che poi, sul chi appartiene a chi discutiamone - di un felino senza sentirvi dire che come l'amato cucciolo di casa (sono sempre cuccioli, anche quando il tempo passa) proprio al mondo guardi signora non ce n'è.
Non faccio eccezione neanche io, intendiamoci.
Ma a un certo punto... chissenefrega?
La Mina è in casa nostra da quasi un anno - dieci mesi, più o meno - e, senza essere retorica, ci ha cambiato la vita.
Mi ha cambiato la vita.
Questa è una delle cose che chi non ha mai avuto un animale - e io, a parte una tartaruga e un gatto "da cortile" quand'ero piccola, facevo parte della categoria - proprio non capisce.
Il motivo per cui il non-proprietario rimane basito quando, per ipotesi, sente parlare di "spese per il veterinario", specie se si tratta di un non-proprietario convinto che "le bestie si curano da sole" (grossa vaccata, peraltro), oppure quando dici che no, il cibo da supermercato se lo tengano, grazie, tu al peloso compri roba di qualità perché le marche più popolari sono anche quelle piene di appetizzanti e con un apporto di nutrienti del tutto sballato e a lungo andare causano problemi renali.
Eppure, è così.
Io so che quando arrivo a casa, che sia stata una giornata buona o cattiva (e a maggior ragione quand'è stata cattiva), il miagolio di saluto e le fusa mi rimettono in carreggiata. E che anche nei momenti neri lei riesce a strapparti il sorriso e ad alleggerire l'atmosfera e non le ci vuole mica tanto: le basta un sacchetto, o una pallina, o un nastrino, oppure un topo finto.
So che stare sul divano a leggere è più bello se lei, dopo aver giocato, arriva, ti salta in braccio e, tutta fusacchiante, si mette comoda e si rilassa sulle tue gambe.
Ed è incredibile come sappia farsi capire quando vuole qualcosa, che sia cibo, coccole, giocare o, semplicemente, che le venga aperta la porta del terrazzo perché le va di andare fuori a prendere un po' di sole e a stalkerare dall'alto la gente che passa nel cortile.
E adesso che dormo poco - perché tocca mettersi su un fianco e tenere sollevate le gambe ed è di una scomodità assoluta o perché, eh, la natura chiama e pure spesso - quando mi sveglio, lei è lì, un piccolo corpo caldo e peloso, che solleva il musetto, si stiracchia, sbadiglia e inizia a ronfare come un motorino. O che, se devo andare, mi accompagna in bagno andata e ritorno, salta sul letto, si fa fare due coccole sempre ronfando e poi si acciambella e rimette a dormire, ben appiccicata al mio fianco.
Perché non sia mai che non mi stia attaccata: mi segue dovunque io vada, mi aspetta se ho da fare - ma miagola se ci metto troppo e non la considero abbastanza -, si mette sul bracciolo del divano accanto a me se sono seduta a tavola e, se sto mangiando, aspetta che abbia finito di fare quel che sto facendo, perché sa che quando c'è apparecchiato si sta al proprio posto (se invece sto scrivendo è una lotta senza quartiere perché vuole i fogli, vuole la penna, pensa che la tastiera sia una promenade e cose così).
Sono convinta che sia stata la prima ad accorgersi che ero incinta, perché, di punto in bianco, ha iniziato a venirmi a impastare sulla pancia, giusto nei giorni in cui probabilmente Davide è stato messo in cantiere, quando non l'aveva mai fatto prima.
E la panza è al centro delle sue attenzioni: ci si appoggia contro, ma sa - lo sa! - che non deve salirci sopra, ci fa le fusa (e Davide, se è sveglio, calcia in risposta) e ogni tanto la annusa, strusciandoci contro la testina.
Quando sono dovuta stare a letto per una settimana, prassi comune dopo aver fatto la villocentesi, ha passato ore accanto a me... aspettando che fosse Simo a rientrare, la sera, per chiedere di giocare.
Poi, è un gatto e come tale predisposto a rompere le scatole quando vuole qualcosa (e lei è particolarmente sfinente quando ci si mette), ma per me questo non è un difetto: è un valore aggiunto.
Si chiama personalità e lei ne ha da vendere!
Lo è anche per Simone, che inizia lamentandosi, ma di fatto ne è deliziato e finisce per obbedire alla gatta.
Lei miagola, lui le fa il verso... e inizia una strana conversazione a due in una lingua tutta loro. Con Simo che prova a fare versi e la gatta che lo imita con precisione straordinaria: tono, durata eccetera.
Sembrano storie, ma sono vere.
Dicono che i gatti siano opportunisti. Che non gliene importi nulla dell'umano se non in quanto fonte di cibo.
Ecco, secondo me chi fa un'affermazione del genere non ha mai avuto a che fare con un gatto. Forse con i cani. Al massimo, un pesce rosso.
I gatti sono diversi e vanno lasciati liberi di essere quel che sono. Se pretendete una dipendenza assoluta, fate un bel lavoro, prendetevi un cane. Anzi, meglio, lasciate stare pure quello, perché gli animali non devono essere adottati - tantomeno comprati! - per gratificare l'ego del padrone facendolo sentire indispensabile.
Ma se volete un gatto e volete instaurare con lui un bel rapporto, cominciate a pensare come un gatto.
Rispettate i suoi spazi, imparate a leggere i suoi segnali: vi farà capire quel che gli piace e quel che non gli piace. E più lo rispetterete, più imparerà a fidarsi di voi e vi ripagherà con un affetto che non ha eguali.
La Mina era una gatta di strada. Una signora l'ha trovata che miagolava disperata, nascosta sotto la sua auto, una sera di febbraio dell'anno scorso, durante un acquazzone. L'ha presa con sé, l'ha fatta curare e sterilizzare (e sottolineo a sue spese, perché non sono tante le persone generose che farebbero altrettanto) e le ha cercato una famiglia perché non poteva tenerla, visto che l'altra sua gatta proprio non la accettava.
L'ha data via con le lacrime agli occhi e mi ha confessato che, se non avesse trovato nessuno, di certo non l'avrebbe rimessa in strada: l'avrebbe tenuta, a costo di dover vivere con una gatta in cucina e una in camera per evitare incontri di lotta libera.
Mi piace pensare che la Mina abbia chiesto disperatamente aiuto e che qualcosa - o qualcuno - lassù l'abbia sentita. Poteva non succedere e l'alternativa mi gela il sangue.
Ma è successo. A volte si chiede e si riceve e questo è, per me, un piccolo miracolo che mi infonde speranza ogni volta che ci penso.
E poi sono arrivata io.
Si potrebbe pensare che io abbia fatto tanto: l'ho adottata e lei ho dato una bella vita (e lo è, perché non le manca niente, né a livello di affetto né a livello di cure e lei dimostra ogni giorno di essere una gatta felice).
Ma sapete una cosa? A paragone di quel che lei dà a me, è nulla. Mi ripaga ogni giorno, ogni minuto, con un affetto e una dedizione che non hanno prezzo perché rende la mia vita migliore.



lunedì 26 gennaio 2015

A Midsummer's Night Steampunk - Scott E. Tarbet

Ma che, ti è presa la fissa dello steampunk?
No, in realtà no. È solo che sto recuperando vecchie letture in attesa nel Paperwhite da mesi e questa (insieme alla precedente e ad alcune che seguiranno) fanno parte di un bundle che trattava proprio di steampunk.
Avete presente il Sogno di una notte di mezza estate, proprio lui, quello di Shakespeare, con il re delle fate Oberon e la Regina Titania che si litigano un paggio, il folletto Puck, le coppie di innamorati e la compagnia di artigiani che deve presentare una recita alle nozze di Teseo e Ippolita?
Scott E. Tarbet ha avuto la geniale idea di rivisitarlo in chiave steampunk... ed eccoci quindi a Londra, in pieno giubileo di diamante della regina Vittoria, durante il quale una compagnia artigiani meccanici ha l'onore di presentare a Sua Maestà, una recita.
Come? Volete sapere cosa sono gli artigiani meccanici?
Sono le creazioni del dottor Oberon Malieux, geniale scienziato che ha scoperto come "riparare" i reduci della Grande Guerra con gli Zulu trasformandoli in... in cyborg adattati a vari generi di lavori: e così il sarto Robert Starveling è metà uomo e metà macchina da cucire, il tessitore Francis Flute ha ferri per il lavoro a maglia al posto delle dita,  Nick Bottom è un mantice umano, il carpentiere Peter Quince ha un paio di pinze da fabbro al posto della mano sinistra e un martello pneumatico al posto della destra, Snug ha di umano solo la testa, che sormonta una macchina aggiustatutto semovente, Tom Snout, di professione carpentiere, ha un'enorme bocca piena di ceselli e scalpelli affilati.
Sono una fascia di popolazione discriminata e confinata nel sobborgo di Bethnal Green, dove vive anche il Dottor Malieux, che gestisce - se vogliamo dire così - la Bethnal Green Madhouse, aiutato dal suo fedele servo Shaka, un enorme guerriero Zulu al quale sono rimaste solo la testa, la spalla e il braccio sinistro e metà del torso, mentre il resto è tutto di metallo nero e carbonio.
E poi ci sarebbe Lakshmi, la moglie (o ex moglie) del dottore, arrivata sul dirigibile Ganesh direttamente dall'India per riprendersi Jubal, un piccolo automa che Shaka le ha rubato per conto del dottore e che nasconde un segreto, con un esercito di insetti meccanici senzienti.
La storia di tutte queste persone si intreccia da un lato con quella delle due coppie di innamorati, Pauline Spiegel e Alexander McIntyre e Clementine Hozier e niente popòdimeno che il Tenente Winston Leonard Spencer-Churchill, e dall'altro con le complicate relazioni diplomatiche fra Inghilterra e Prussia con tanto di apparizione del Kaiser Wilhelm in persona (che vorrebbe un esercito di Enforcers, che sono il prodotto delle sperimentazioni del dottor Malieux sui pazienti del manicomio, specificamente adattati alla guerra).
Lakshmi rivuole il suo automa, il dottore vuole conoscerne il segreto, che, a parte Lakshmi stessa, solo Pauline può svelare, il kaiser vuole il suo esercito... e questo porta a una corsa attraverso Londra, a una caccia senza quartiere che vede entrare in scena il peggiore degli Enforcer, nient'altro che un Jack Lo Squartatore reso cyborg e ansioso di riprendere le sue attività preferite.
Fra dirigibili, chiatte fluviali senzienti, insetti-spia e dirigibili dotati di volontà propria, micromechs e megamechs, riusciranno i nostri eroi a sventare i malvagi piani del kaiser e neutralizzare il perfido dottore?
A Midsummer's Night Steampunk è la dimostrazione che le buone storie non passano mai di moda: rispettando la trama generale dell'opera shakespiriana, inserendo elementi di genere, ampliandone il contesto (specie per quanto riguarda le tensioni sociali derivanti dalla presenza dei Mech) e pigiando sull'acceleratore dell'avventura, Scott Tarbet confeziona un ottimo prodotto, divertente e appassionante, che non vi permetterà di mollarlo finché non l'avrete finito!
Consigliatissimo!
Se volete sapere di più sull'autore, questo è il suo sito.

martedì 20 gennaio 2015

Lo Steampunk sbarca a Bollywood (e si contamina con il romance) - The Darian Affairs Trilogy - Susan Kaye Quinn

Nelle mie notti semi-insonni da donna gravida (dicono che le donne incinte abbiano sempre sonno, per quanto mi riguarda è l'esatto contrario), mi sono fatta fuori, fra l'altro, anche questa trilogia.
Il primo libro, Third Daughter, l'avevo acquistato in un bundle ed è rimasto lì a giacere per un anno, finché l'altra notte, scorrendo il mio elenco sul Paperwhite, mi sono detta: ma perché no?
Finito il primo libro, volevo il secondo. E finito il secondo, beh, una volta fatto trenta, perché non fare trentuno?
Dunque... i tre libri sono ambientati in un mondo alternativo - ha due lune, quindi la Terra non è di sicuro! - che ricorda molto l'India pre-colonizzazione inglese e, devo dire, questa ambientazione Bollywoodiana, con sete, colori e gioielli costituisce buona parte del fascino della trilogia.
Per il resto... abbiamo una principessa, una Terza Figlia, che non aspetta altro se non compiere diciotto anni per potersi sposare per amore e non in un qualche matrimonio combinato, e che - da, brava eroina, è ribelle e casinista quanto basta.
Abbiamo un sacco di tecnologia a vapore, ruote, ingranaggi e tutto l'armamentario di ordinanza dello steampunk. E, sì, abbiamo dei dirigibili, di fatto l'ultimo ritrovato tecnologico ancora segreto, in grado di volare per via di un gas che si chiama navia. E, sì, poi ci sono la Seconda e la Prima figlia, ma loro sono poco più che pretesti.
E un principe! Come ho fatto a dimenticarmi il principe? Che è barbaro, propone alla Terza Figlia un matrimonio di facciata per salvare il suo regno, e che è l'ultima persona che lei vorrebbe sposare.
Ora, come potete ben capire, non è che si tratta di un capolavoro della letteratura.
È uno young adult, con il merito di non cadere nelle solite tematiche trite e ritrite, di avere anche una buona dose di avventura, che accelera il ritmo e certo non dispiace, e un'eroina tutto sommato potabile invece della Mary Sue d'ordinanza. Le componenti steam e romance sono ben bilanciate fra loro e, anche se l'autrice ha un po' la mania di accoppiare tutti i suoi personaggi, tutto sommato è sopportabile.
Per il resto, che dire? La scrittura è buona e molto curata, l'inglese si segue benissimo anche senza l'uso del vocabolario, i libri hanno un prezzo estremamente contenuto (2.99€ cadauno)... direi che vale la pena provarli!

lunedì 19 gennaio 2015

Back On Line

Ehm.
Salve.
Sì, lo so che non scrivo qui dentro da secoli (luglio?) e un po' me ne vergogno. Però oggi mi è venuta voglia di riaprirlo, questo posto polveroso, e di riprovarci.
Vediamo di spazzare il pavimento, spolverare e arieggiare un po' l'ambiente. Meno male che avevo portato fuori la spazzatura, prima di andare, altrimenti sai che casino.
Che cosa ho fatto in questi mesi?
Ho scritto. Non ho finito niente, ma ho altre due storie nel bel mezzo di.
Ho guardato serie tv e, nel caso del Dottore (quello col numero dodici), mi sono arrabbiata e gli ho detto addio. Senza neanche guardare lo special di Natale.
Ho letto, molto, soprattutto in inglese.
Sono andata in ferie ed è finita peggio che un'esperienza fai-da-te-no-Alpitour.
Ho continuato a viziare la gatta.
Ho ricevuto una proposta editoriale entusiasmante e sto lavorando per.
Ho preso in pieno la scuffia della crisi, al lavoro, con tutto quello che comporta. No, non è facile e no, non è risolta. Anzi. Ho appena saputo di aver perso un altro lavoro (in favore di una collega che fa prezzi da fame e lavora da schifo). Capite, non è che proprio sprizzi gioia da tutti i pori, in questo momento. Più che altro mi girano le palle e ho una gran voglia di fare un esposto all'ordine.
E last but non least (decisamente not least!)... con il mio compagno abbiamo messo in cantiere un figliolo.
Davide nascerà a fine aprile (o primi di maggio, se decide di farsi attendere).