sabato 21 febbraio 2015

All Along The Watchtower

Sapete?
Io le odio, le etichette. Non quelle con i prezzi, eh, quelle che oggigiorno la maggior parte degli scrittorucoli, specie nell'italico panorama, appiccicano ai propri personaggi.
Mi fanno incazzare a morte.
Sono stufa. Sono stanca. Mi sono proprio rotta le palle.
Non ne posso più di elfe "crudeli e procaci", giornaliste spaziali "inguainate in tutine", fantasy "a tinte fosche" e via di questo passo.
Caro scrittorucolo dei miei stivali, che infarcisci di etichette il tuo scritto, lasciatelo dire: il tuo capolavoro non vale la carta sul quale è stampato, non vale i byte dell'ebook e no, non me ne frega niente se ti ha pubblicato una grande CE, questo poi non ti garantisce certo un bollino di qualità. Anzi.
Il tuo libro non vale il mio tempo.
Perché come scribacchina sono nessuno, come lettrice ho gusto, intelligenza e un palato raffinato.
In altre parole, una come me, fra il tuo pubblico, te la sogni.
Vuoi sapere perchè?
Ma te lo dico subito e in termini non equivocabili.
Se la prima informazione che vuoi dare al lettore è che la tua protagonista ha le tette grosse o che se ne va in giro strizzata in un indumento abbastanza stretto perché le si possano contare i peli, vuol dire che non hai proprio capito niente.
Queste sono le importantissime informazioni che, per prime, vuoi passare ai tuoi lettori? Lo stato delle ghiandole mammarie e il gusto (volgare) nel vestire?
Complimenti, sono davvero di importanza capitale.
Non so, caro scrittorucolo, se ti rendi conto di quanto sia umiliante.
Ma lo dico per te, eh. Perché, se scrivi in questo modo, è segno che pensi in questo modo. Posso permettermi? Forse, ma dico forse, è il caso che tu riveda le tue priorità e il concetto di "importante".
E poi, piccolo effetto collaterale, sarebbe umiliante per il pubblico. Non per tutto, eh, per questo ho messo il condizionale. Per quei pochi non lobotomizzati ancora in giro.
Non so se ti rendi conto di quello stai facendo. Spero per te di no, perché è una roba abbastanza disgustosa: stai rigurgitando nel loro gargarozzo del cibo predigerito.
Quando lo fanno, per esempio, i pinguini con i loro pulcini è pure carino. Ma lo scrittore con il lettore? Not so much.
Tu, a questo ipotetico lettore, non  permetti di farsi un'opinione sua: prendi il primo stereotipo che capita - o meglio, quel che va di moda al momento - gli appiccichi quattro caratteristiche (semplici, per carità) e poi dici che è così.
E magari non capisci neanche per quale ragione qualche lettore più spaccaballe della media - oh sì, eccomi qui - dovrebbe lamentarsi.
Morale della favola, ci ritroviamo con donne crudeli che però di crudele non fanno nulla, con personaggi intelligenti che però non si dimostrano mai tali.... cosa chiedi, in fondo, al lettore? Neanche uno sforzo piccino picciò. Deve solo mettersi comodo, smettere di pensare e limitarsi, invece, a credere a quel che gli dici.
Sai che c'è? No, grazie, comunque no grazie, per quanto mi riguarda risparmiati pure la fatica.
Se mi accorgo, e me ne accorgo al volo, che il tuo libro è di questo tipo, io lo butto. Non lo compro. Non lo leggo. Non me lo proporre nemmeno, via Fb o nei milioni di modi messi a disposizione dai social network. Oppure provaci, se hai coraggio, ma non lamentarti se ti prendo a male parole.
Perché?
Perché mi sento trattata come una cretina e, caro scrittorucolo che ti credi tanto geniale, come una cretina vai a trattarci qualcun altra.
Io voglio capire da me com'è un certo personaggio. Voglio capirlo da come parla, si comporta, pensa.  Queste sono le cose che devi dirmi. Non se porta la sesta di reggiseno o John Holmes a confronto è afflitto da invidia del pene.
Quindi muovi il culo e fai il tuo dovere, cioé scrivi e scrivi come dio comanda.
Le tue caratteristiche preconfezionate stile elenco della spesa... puoi ficcartele dove non batte il sole.
Mi dispiace per te: non me ne frega niente se la protagonista ha le tette grosse, o il protagonista ha grosso dell'altro (che qua siamo in par condicio). Evita di sbrodolare per pagine e pagine su pettorali scolpiti, cosce snelle e turgidi seni, è pure squallido.
Fra l'altro, non so se te ne sei accorto, finisce che i personaggi sono tutti uguali. Si chiama omologazione e no, non è un complimento.
Di protagonista bellobellobello in modo assurdo ce n'è soltanto uno!
Non mi frega un accidente se il lui di turno è biondo o bruno, alto o basso, né mi interessa di che colore ha gli occhi. E, per favore, evita anche una descrizione minuziosa di come lei è vestita, se non è funzionale alla storia. Invece che sprecare tempo a immaginarne il guardaroba, perché non ti impegni a renderla il più possibile sfaccettata e tridimensionale?
Se voglio vedere dei vestiti, mi sfoglio una rivista di moda (era per dire, non lo faccio neanche se sto morendo di noia in coda dal dottore). 
Da un libro, voglio altro.
Altro che, almeno in Italia, non ottengo.
Perché il triste rovescio della medaglia - ci siamo resi conto in una interessante discussione con i miei compagni del blocco C della blogosfera - è che, a stare a guardare dati come popolarità e vendite, siamo come Robert Neville in Io sono leggenda (il libro, maledizione, non il film!): una razza in via d'estinzione in mezzo a mutanti caratterizzati da analfabetismo funzionale e crassa ignoranza. 
Quelli che vogliono usare cervello e fantasia soccombono a una schiacciante maggioranza, composta da coloro i quali "buona la pappa predigerita e rigurgitata al momento"
Eh, guarda, una delizia...
Gente che vuole la protagonista imbranata ma in fondo in fondo figa, oppure crudele e dominatrice ma sotto sotto con un cuore di panna, e una controparte maschile che sia, oltre che di splendido aspetto, anche uomo che non deve chiedere mai, ma accudente, ma bisognoso di essere salvato e poi ricco. Ricco è irrinunciabile.
Ma siete mai andati a leggere le recensioni su Amazon di classici della letteratura fantastica?
Io l'ho fatto, ma una volta per non ripetere mai più. Gente che appioppa una stellina a Dracula perché non c'è la storia d'amore con Mina! Gente che recensisce negativamente dei capolavori dicendo che mancano le descrizioni fisiche o che sono noiosi perché le frasi sono troppo lunghe.
Cioé, fatemi capire, se non sapete per filo e per segno che aspetto ha un personaggio non siete in grado di immaginarvelo? Scusate, da quale pianeta siete atterrati?
Questo stato di cose mi mette i brividi e ha conseguenze disastrose.
Ad esempio, un'omologazione vergognosa della produzione letteraria. 
Libri tutti uguali, mal scritti, mal pensati, stupidi e banali, ma che alle CE vanno bene, perché il libro ormai è solo un prodotto, viene fuori da una specie di catena di montaggio e deve fare solo una cosa: deve - e sottolineo deve - rispondere a determinati standard.
Non importa che sia bello. Non importa che sia originale, né ben scritto. Anzi, il fatto che sia originale e ben scritto, semmai, è uno svantaggio.
Perché deve vendere. E per vendere deve dare al pubblico - un pubblico ormai disabituato alla buona scrittura, nutrito di schifezze, che non è neanche più in grado di seguire una trama appena un pelo più complessa della favoletta di Cenerentola (che ci narrano e rinarrano in tutte le salse) - quello che il pubblico chiede.
Che è questa roba qui. Che sono le etichette sbattute in quarta di copertina, così capisci subito con cosa hai a che fare, le trame tutte uguali, i personaggi tutti uguali, l'attenzione a dettagli insignificanti - come l'aspetto fisico - perché così non deve neanche fare lo sforzo di immaginare (che, fra l'altro, è la parte divertente del leggere, ma questi poveri idioti non lo sanno), una sintassi che definire scolastica è un complimento, perché il lettore non deve smarrirsi fra le proposizioni del periodo, quindi limitiamoci a soggetto - verbo - complemento, con qualche aggettivo, ma generico, non sia mai che il poverino debba metter mano a quella cosa, com'è che si chiama?, ah, sì vocabolario.
E noi lettori forti? Noi da oltre cento libri l'anno, quelli con il gusto della lettura, quelli che la fantasia la usano eccome?
Noi ci attacchiamo e tiriamo, per dirla in modo popolare. Non siamo abbastanza importanti, non giustifichiamo l'investimento necessario a portare in Italia buona letteratura fantastica.
Meglio coltivarsi le legioni di lobotomizzati e spacciare loro cartacei a venti euro ed ebook a tredici. Che magari ne comprano uno all'anno, ma sono tanti.
Davvero tanti.
Sapete qual è l'altra, disastrosa conseguenza? Che il serpente che si morde la coda, perché buona parte di questi si metterà a scrivere
E, proprio come siamo quel che mangiamo, loro scriveranno quello che leggono, cioè stupidaggini e andrà già di lusso se useranno un italiano corretto.
Privi di una cultura di genere scriveranno, per esempio, convinti che fantasy = signore degli anelli, senza avere la minima consapevolezza che forse, ma dico forse, l'idea del predestinato e del signore oscuro non è proprio questa novità sconvolgente e che i mondi simil-medioevali hanno anche un po' scassato i cosiddetti.
O che i vampiri siano tutti belli, tormentati e alla ricerca dell'aMMore, oppure che una storia d'amore non abbia senso se priva di massicce dosi di sesso il più possibile presunto sadomaso (ma in realtà all'acqua di rose).
E si autopubblicheranno - ormai è facile - e spammeranno ovunque pretendendo di essere letti e infestando gruppi Fb, aNobii e Twitter, oppure si faranno fregare da una CE a pagamento, perché non hanno né l'intelligenza né il senso critico per capire che l'aver scritto qualcosa non lo rende automaticamente degno di pubblicazione - convinti pure, nella loro presunzione infinita, che tanto tutti pagano, per pubblicare.
Qualche Cenerentola, poi, approderà a una grande CE che la mungerà ben bene, spacciandola come caso letterario ad altri lobotomizzati (i quali, a loro volta, si faranno venire velleità letterarie), per poi gettarla nel dimenticatoio non appena avrà esaurito la sua utilità (squisitamente economica, se ancora ce n'è una, in questi tempi di crisi nera).
Se proprio volete sapere come la penso, gli starà bene, se la saranno cercata. 
Il problema è che sono tanti. Sono troppi.
Come direbbe qualcuno dei miei compagni del blocco C, è una fottuta invasione.
E noi lettori forti siamo sempre meno. Siamo sempre più stanchi, sempre più assediati. 
E sempre più scazzati.
Stufi di entrare in una libreria e trovare cumuli di stupidaggini che non toccheremmo neanche con un bastone, stufi di sentirsi proporre, dall'amico di turno, l'ennesima schifezza con un "ho letto un libro bellissimo, guarda, lo devi leggere" e per poi dover spiegare che quel libro, che lui ha tanto apprezzato, è in realtà un'immonda cagata e che, se solo si prendesse la briga di guardare al di là delle nostre sponde, ci sono libri davvero meravigliosi, che però ti devi leggere in lingua originale perché tanto qui non li tradurrà nessuno.
Quando oltre che lettori si è scrittori, è pure peggio.
Ti fai un culo come una capanna e vedi il frutto delle tue fatiche alla pari con le peggio schifezze. Ti confronti con un pubblico che non è in grado di riconoscere la buona scrittura neanche se questa si mettesse lì a sputargli in faccia. Ti impegni, ma ti dicono che il tuo libro è troppo complicato. Che non c'è una storia d'amore. Che non ci sono le descrizioni fisiche. Che il finale aperto non va bene, ci vuole il lieto fine.
E, nei momenti più neri, ti chiedi chi diavolo te lo faccia fare.
È dura essere assediati. Ti manca l'aria.


5 commenti:

  1. Amen.
    E per dare un'idea - due ore fa, ho sentito un editorer definire "Dracula" e "Carmilla" due romanzi per signorine, adatti ad eccitare le lettrici dell'epoca... e quindi ben vengano i romanzi adatti ad eccitare le lettrici di questa epoca.
    Per cui è ormai evidente - si sono raccontati talmente spesso delle balle per darsi un alibi, che ora credono che sia davvero così.
    Hanno perduto la capacità di immaginare un mondo diverso da quello, squallidissimo, che hanno voluto creare.
    Che è "il mondo reale", come non mancheranno di farti notare con ironia, prima di tornare a cacciare la testa nel trogolo.

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    1. Ci si affogassero, nel trogolo.
      E questo editor si deve vergognare.

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    2. Pardon me, non editor - editore, nel senso che lui decide cosa pubblicare, e ne ricava (si suppone) un guadagno.
      Uno di quelli che dovrebbero essere (e spesso si spacciano per) guardiani della qualità.

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    3. Ma peggio ancora! E poi uno si chiede dove diavolo vogliamo andare...

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  2. Come non darti pienamente ragione... Non sai quante volte mi sono sentito rimproverare il fatto di non aver descritto fisicamente i miei personaggi. Mi hanno chiesto se la protagonista fosse alta o bassa, magra o grassa, il colore dei capelli, il colore degli occhi e non ricordo più cos'altro. Alla mia risposta "ma dovete immaginarlo voi" mi hanno quasi sparato... E ti parlo di persone che conosco nella vita reale...

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