venerdì 8 gennaio 2016

Cosmo Oro 3 - Stelle come Polvere Isaac Asimov

C'è stato un tempo - tanto tempo fa in una galassia lontana lontana - in cui per me la fantascienza era Asimov.
Poi le cose sono cambiate, ma partiamo da questo presupposto: c'è stato un periodo della mia vita in cui Asimov era più o meno un dio (e poi era uno che da piccolo sognava di chiudersi in un'edicola e leggere tutte le riviste di fantascienza... come si può non amare uno così?).
Per quanto riguarda la terza uscita della Cosmo Oro - Stelle come polvere - diciamo che non mi ha soddisfatta del tutto.
L'inizio è col botto, ma col botto sul serio. Biron Farrill è nella sua stanza che se la dorme tranquillo quando sente un ticchettio... e scopre
1. che è una bomba a radiazione
2. che quell'anima pia che gli ha messo la bomba in stanza ha pure pensato bene di sigillarcelo dentro.
Ovviamente, riesce a uscire - altrimenti il libro sarebbe finito più o meno a pagina tre -, ma da lì le cose non fanno che peggiorare.
Scopre che suo padre - l'Allevatore di Widemos - è stato imprigionato dai Tirannici, il popolo che, in pratica, ha sottomesso una buona parte dei pianeti dei Regni Nebulari (si trovano nei pressi della Nebulosa Testa di Cavallo). L'accusa è di cospirazione per rovesciare i Tirannici, quindi imprigionato è un altro modo per dire giustiziato, tanto per essere chiari.
Come successore di suo padre, Biron è un simbolo di ribellione e dunque in pericolo di vita: non può tornare sul suo pianeta natale (Nephelos), perché rischia che gli capiti un qualche incidente di natura fatale. Su consiglio - in realtà ordine di Sandor Jonti, il tizio che l'ha salvato, viene praticamente spedito su Rhodia, a cercare la protezione di Hinrik V, il governatore. 
Che ha fama di essere un fantoccio e un cretino integrale, ma, proprio per quello, potrebbe convincere i Tirannici che Biron è fedele, è innocuo e il titolo di Allevatore di Widemos glielo si può pure dare.
Intanto, su Rhodia, Artemisia, figlia di Hinrik V, non ha nessuna intenzione di sposare il Tirannico che l'ha chiesta in moglie: lei è giovane e bella, lui è un vecchiaccio ributtante e gli puzza pure l'alito.
Per farla breve, Biron, Artemisia e Gillbret, il cugino di Hinrik, rubano la nave del capo dei Tirannici - Simok Aratap - e fuggono verso un misterioso pianeta ribelle sul quale Gillbret è stato vent'anni prima.
Lo troveranno? Non vi rovino la sorpresa, ma vi dico che nulla è come sembra, in questa storia.
A differenza delle prime due uscite, Asimov si lancia in un ben riuscito mix di fantascienza, thriller e, come dire?, fantapolitica. Sono tante le domande cui rispondere:  chi voleva Biron morto? Chi ha tradito suo padre? Chi capeggia la ribellione contro i tirannici? Dove si trova il pianeta ribelle (sempre ammesso che esista)?
Ho detto che non mi ha soddisfatta del tutto ed è vero. 
I personaggi  non mi sono rimasti particolarmente impressi: Biron viene sballottato di qui e di là, ma non è mai veramente proattivo. Artemisia è una principessa dal carattere forte... troppo forte per essere facilmente sopportabile. Invece mi è piaciuto Simok Aratap, il Tirannico, che è tratteggiato con maestria e con una lodevole economia di mezzi.
Ma quello che mi ha lasciata più perplessa è difficile da spiegare... avete presente quando un indizio minuscolo porta a scoprire qualcosa di enorme? Ecco... qui è il contrario.
Sembra che ci sia in atto chissà quale cospirazione, che Biron e compagnia siano rimasti invischiati in qualcosa di gigantesco, ma alla fine... si scopre chi è il traditore e poi tante grazie e arrivederci, lieto fine e fate pure finta che non sia successo nulla.
È quel 'tutto è risolto, proseguite con la vostra vita' che un po' mi fa storcere il naso, perché è contro ogni logica. I personaggi hanno vissuto avventure, scoperto segreti da mantenere a ogni costo, sono stati in pericolo di vita, minacciati dai Tirannici e non... come possono non essere cambiati?
Per quanto riguarda la tecnologia... diciamo che mi è un po' mancata quell'aura di 'verosimiglianza' quel 'non esiste ma potrebbe esistere o quantomeno funzionare' che è caratteristica della SF che mi piace davvero. Un giusto mezzo fra le spiegazioni fin troppo dettagliate di Aarn e la mancanza totale di technobabble di questo libro.
Nel complesso, però, è stata una lettura piacevole, quindi... sotto con il quarto!

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